STORIA DELLE TORRI COSTIERE DELLA SARDEGNA

La storia del sistema di difesa costiero sardo è rintracciabile tra il VII e il XV sec., periodo nel quale i pirati saraceni e barbareschi erano soliti nelle loro scorribande nel mediterraneo. Il vero impulso propulsivo alla costruzione di una difesa lo diede il re di Spagna Filippo II nel 1587, istituendo la Reale Amministrazione delle Torri. Poco tempo prima, infatti, gli attacchi sempre più frequenti alle coste sarde ed episodi come l’attacco francese del 1527, portarono alla luce il problema della mancanza di un sistema difensivo sufficiente al controllo del territorio. Si diede così il via ai preparativi per la costruzione di nuove torri che dovessero assicurare la sorveglianza delle spiagge in prossimità dei centri abitati, dei promontori, delle penisole o delle grotte che favorivano gli attacchi alle navi o dei fiumi e di ogni tipo di sorgente in cui potessero rifornirsi di acqua le navi nemiche. Il curatore del primo progetto di difesa fu Marco Antonio Camos, che dopo i sopraluoghi effettuati nel 1572, redava un rapporto in cui segnalava, oltre le 17 torri esistenti, il bisogno di costruire altri 73 nuovi posti di guardia costieri e 54 torri. La maggior parte di queste furono pensate per la semplice funzione di avvistamento e di allarme tramite un sistema di fuochi (in caso di segnalazioni notturne) e di fumo (nel caso di quelle diurne) diretto alle torri corrispondenti o ai paesi limitrofi, poche altre invece, più grandi e massicce, venivano affidate ad una figura di comando che, con i suoi artiglieri e soldati, disponeva di pezzi d’artiglieria per contrastare eventuali attacchi. Purtroppo il progetto del Camos riscosse solo un timido assenso e non venne realizzato, almeno non immediatamente, in gran parte per mancanza di fondi. Fu probabilmente l’attacco ed il saccheggio di Quartu del 1582che portò i barbareschi alle porte di Cagliari, sotto il viceré Michele de Moncada, a sollecitare la tempestiva presentazione al Sovrano dei progetti relativi all’Amministrazione delle Torri. È con lettera del 29 settembre 1587 che Filippo II sancisce formalmente l’istituzione dell’Amministrazione delle Torri, nella stessa lettera dava anche indicazioni sull’imposizione di una nuova tassa che avrebbe avuto il fine di recuperare i fondi per la costruzione delle torri. L’Amministrazione delle torri aveva il compito di rendere efficace il loro funzionamento come di sistema di sorveglianza, tramite sopraluoghi, ispezioni e rapporti a cadenza costante, di curarne l’aspetto economico e ovviamente quello più puramente militare. A capo della gestione c’era il viceré coadiuvato da altre figure con mandato di durata biennale. La gestione però non fu molto fruttuosa. Come attesta nel 1612 Martin Carrillo, inviato dal sovrano Filippo II nell’isola nelle vesti di Visitatore Generale, lo stato in cui vertono molte torri e muraglie è quello dell’abbandono. Questo stato portò la corona spagnola a un progetto di ristrutturazione delle sistema di torri nel 1622, promettendo di sostenere i costi della stessa grazie alle casse reali, di fatto però le spese vennero affrontate dalla Sardegna, sottoposta a imposte sempre più pesanti. Le ultime attestazioni spagnole riguardo le torri sono datate 1697, anno in cui sotto il regno di Filippo V, venne promulgato il più importante corpus di leggi sull’amministrazione delle torri. Il periodo successivo fu contrassegnato da vari passaggi di potere, fino ad arrivare a quello sabaudo, periodo in cui la Reale Amministrazione rimarrà formalmente immutata, nonostante la condizione di generale mal governo. In quel periodo, oltre alla dominazione, era cambiata anche la funzione delle torri, ora si rivelavano un valido strumento per tenere sotto controllo il contrabbando, preservare da contagi ed epidemie i villaggi e favorire il popolamento delle zone abbandonate. La corona sabauda individua in questi elementi l’importanza di questo sistema, proponendosi così rinnovarlo. Una prima relazione sullo stato del sistema rivela 90 torri, alcune delle quali in totale disfacimento, mentre il personale addetto ammontava complessivamente a 269 unità. Il viceré Filippo-Guglielmo Pallavicini, barone di St. Rémy, incarica l’ing. De Vincenti di occuparsi del sistema di difesa. De Vincenti progetterà e seguirà vari lavori di ristrutturazione tra il 1724 e il 1734, facendo guidare il suo operato dalla necessità di fornire difesa agli abitanti ed alle loro principali attività, cioè agricoltura, pesca e commercio. Varie riforme colpirono anche l’ente di gestione delle torri tra il 1729 e il 1766, dai primi regolamenti diretti al fine d’impedire invasioni o disimbarchi costieri, passando per le norme riguardo al presidio e alla vigilanza, fino a una più tarda riorganizzazione della Reale Amministrazione delle torri che imponeva un ridimensionamento delle mansioni delle figure all’interno dell’ente.  Il nuovo sistema venne poi analizzato nel 1767 nella relazione del cav. Ripol, in cui segnala l’affidabilità o le carenze di ogni torre, registrando 266 addetti armati di un’artiglieria in buono stato e distribuiti in 64 torri funzionanti, 25 richiedenti urgenti lavori di restauro e 7 ormai destinate al crollo. Instauratosi il regime liberista e non assolvendo più le torri a specifici compiti militari, l’Amministrazione delle Torri, esauriti i suoi compiti, viene soppressa con Regio editto il 17 settembre 1842. Dopo la soppressione dell’ente sarà nel 1849 il luogotenente Generale Alberto Della Marmora a prendersi cura del sistema difensivo, cercando di riportare alla normalità il loro uso con alcuni progetti dettagliati su un loro possibile utilizzo. Tuttavia lo sforzo non andrà a buon fine e in seguito alle relazioni del Genio Militare, redatte dal 1853 al 1856, che confermano lo stato di abbandono delle torri costiere e la loro inefficacia nel sistema difensivo dell’isola, si stabiliva con decreto del 25 aprile 1867, che il Ministero della Guerra cedesse le torri all’Amministrazione demaniale, abolendone l’uso militare. Infine nel 1989 il Ministro degli Interni Valerio Zanone e il Presidente della Giunta Regionale Mario Melis, nell’intesa Stato-Regione, ne sanciscono ufficialmente la disattivazione.