TORRE DI MALFATANO - MACROAREA B

Inquadramento Cartografico

L’area di intervento è collocata nel settore Sud dell’isola sul promontorio per l’appunto di Capo Malfatano.
La torre si erge su un rilievo non acclive ad una quota di circa 36 metri s.l.m.;

Stralcio cartografico in scala 1:25.000 (estratto dal progetto preliminare)

Stralcio cartografico in scala 1:25.000 (estratto dal progetto preliminare)

Dal punto di vista cartografico l’aerea può così essere distinta:

  • Carta topografica d'Italia scala 1:25.000 FG. 572 Sez. I “Capo Teulada” edita dall'I.G.M. nel 1995, Edizione n° 1
  • Carta Tecnica Regionale, foglio 572080 e 572120
  • Carta Geologica della Sardegna scala 1:200.000, redatta dalla Regione Autonoma della Sardegna

Geologia locale

Il contesto geologico che fa da contorno alla tre torre di Capo Malfatano è caratterizzato dalla presenza di estesi affioramenti di rocce metamorfiche di basso grado alternati ad affioramenti granitici, facenti parte del Batolite sardo-corso, e da depositi quaternari.
Le metamorfiti affioranti fanno parte delle Formazioni di Nebida e della Formazione di Gonnesa.
La Formazione di Nebida, caratterizzata da depositi prevalentemente detritici con intercalazioni carbonatiche, è distinta nel Membro di Matoppa alla base e Membro di Punta Manna alla sommità.
Tra i due membri, in alcune località, si interpone un particolare livello repere costituitoda calcari olitici. L’ambiente di formazione delle litologie appartenenti alla Formazione di Nebida può essere riferita ad un sistema deltizio marino a tendenza regressiva.

Il Membro di Matoppa, di spessore variabile tra i 200 e i 700 metri, è costituito da prevalenti depositi clastici (da metargilliti a metarenarie) con resti di trilobiti, e subordinati calcari biocostruiti ad archeociati.

La base del Membro di Matoppa è costituita da una sequenza di metasiltiti grigio-chiare, con intercalazioni di metarenarie, metarenarie quarzose e quarzo-areniti. Verso l’alto, col diminuire del grado di maturità, si passa a litotipi più grossolani, costituiti da metarenarie quarzoso-micacee grigie e verdi, alternate a metaquarzoareniti micacee ed a subordinati livelli di metasiltiti. Il Membro di Punta Manna, di potenza variabile tra i 50 e i 200 metri, è costituito da una sequenza sequenza prevalentemente silicoclastica e carbonatica.

La sequenza tipo è caratterizzata alla base da litofacies calcaree oolitiche ed oncolitiche e da un’alternanza di litofacies carbonatiche con metarenarie a cemento carbonatico, metasiltiti, metargilliti e più raramente, a tetto, metareniti quarzose, talora a plagioclasio e clorite. Nella parte superiore della successione, in prossimità del passaggio con la sovrastante formazione di Gonnesa, le intercalazioni carbonatiche divengono prevalentemente dolomitiche e preannunciano i caratteri della sovrastante “Dolomia rigata”.

La fine della deposizione silicoclastica e l’inizio di quella prevalentemente carbonatica contrassegnano il passaggio dalla formazione di Nebida alla formazione di Gonnesa.

La Formazione di Gonnesa, costituita da calcari e calcari dolomitici, è suddivisa in Membro della dolomia rigata alla base e Membro del calcare ceroide alla sommità.
Il Membro della Dolomia Rigata, di potenza tra 50 e 100 metri, è costituito da prevalenti dolomie primarie e rari calcari stratificati.

Le dolomie, di colore grigio, presentano un’evidente stratificazione caratterizzata da un’alternanza di livelli millimetrici piano-paralleli e/o ondulati di colore biancastro, grigio e nerastro, sostanzialmente dovuti ad una ripetizione ciclica di litofacies costituite da originari:
a) argille stratificate;
b) stromatoliti laminate;
c) calcari algali laminati e talor locali livelli a pellets silicizzati.
Il passaggio dal membro della dolomia rigata a quello del calcare ceroide è talora sfumato e di difficile riconoscimento in campagna.

Il Membro del Calcare Ceroide è caratterizzato prevalentemente da calcari laminitici e da subordinati calcari massivi di colore grigio, spesso scarsamente stratificati e a luoghi intensamente dolomitizzati.
La permeabilità di queste formazioni è sostanzialmente bassa e proporzionale al loro grado di fatturazione.
I depositi quaternari presenti nell’area, rappresentati da sedimenti arenoso-ciottolosi, si collocano nelle parti basse dei versanti, nelle aree di fondovalle e nei compluvi, hanno una potenza assai variabile che in genere è condizionata dalla morfologia sulla quale si
appoggiano.
Possono avere origine alluvionale o possono esseri il risultato della degradazione dei versanti ad opera degli agenti erosivi o ancora possono essere il prodotto di frane di dinamica diversa. Tali depositi, che possono essere sede di acquiferi, hanno una elevata permeabilità per
porosità.

Le diverse dinamiche tettoniche che hanno interessato l’area durante l’Orogenesi caledoniana e durante l’Orogenesi ercinica hanno prodotto nella zona due sistemi di pieghe: quelle relative alla Fase Sarda dell’orogenesi caledoniana hanno asse Est-Ovest e non presentano scistosità; sono pieghe abbastanza aperte, blande; quelle relative all’orogenesi ercinica, successive quindi alle prime, hanno asse Nord- Sud e presentano scistosità.

Il combinarsi dei due sistemi di pieghe ha portato alla formazione di tipiche strutture denominate “a domi e bacini”, con conseguenti caratterizzazioni delle impostazioni e dello sviluppo della rete idrografica.
Per quanto riguarda l’entità e la dinamica dell’acqua circolante nelle formazioni affioranti nell’area, possono distinguersi diverse classi di permeabilità: Terreni impermeabili.
Sono compresi in questa classe tutte le metamorfiti e i graniti affioranti nell’area che risultano poco o nulla alterati.
Terreni da impermeabili a debolmente permeabili.
Appartengono a questa classe le litologie variamente fessurate e le manifestazioni filoniane altamente fratturate. La quantità d’acqua che in esse può trovarsi, circolante o immagazzinata, è proporzionale al grado di alterazione e fessurazione della roccia.
Terreni da permeabili a molto permeabili. Comprendono tutti quei terreni che consentono una buona circolazione idrica e sono in genere costituiti da coperture alluvionali, eluviali e detritiche sciolte, particolarmente riscontrabili nei fondovalle.
La morfologia dell’aria, cosi come la permeabilità, varia localmente in funzione della litologia. Essa si presenta per lo più aspra ed accidentata, specie in corrispondenza delle zone calcareo-dolomitiche.
La parte costiera del Golfo di Teulada si presenta rocciosa e dal profilo estremamente frastagliato, caratterizzato dalla presenza di scogli, falesie, strette insenature e da qualche piccola spiaggia sabbiosa.

Analisi Strutturale

La torre non necessita almeno per quanto riguarda la sua stabilità di interventi sui litotipi di fondazione.
Infatti le arenarie eoliche costituenti il basamento lapideo della torre non risultano nell’immediato interessate dai fenomeni erosivi della falesia del lato Sud.
E’ ipotizzabile, per un miglior fruimento del bene, che interventi successivi alla stabilizzazione delle opere murarie della torre dovranno interessare il settore a Sud.

Condizioni geotecniche

Le condizioni geotecniche dei litotipi presenti, assimilabili a delle sabbie, possono essere considerate buone, essendo materiali competenti e con una sostanziale assenza della frazione argillosa.

Interventi proposti

Tenuto conto di quanto sopra esposto non sono ritenuti urgenti interventi atti alla limitazione dell’arretramento della falesia sul lato Sud.