STORIA DELLE TORRI COSTIERE DELLA SARDEGNA
Numerose sono le torri che ancora oggi caratterizzano le coste della Sardegna, svolgendo in passato un importante ruolo nel sistema difensivo dell’isola.
Queste torri di avvistamento e di difesa risultano in gran parte costruite sotto il dominio spagnolo, ma anche nel periodo antecedente, con materiali e tecniche costruttive simili, in luoghi strategici che potevano consentire il repentino intervento contro il pericolo che sopraggiungeva dal mare, ora rappresentano dai pirati saraceni -in particolare dal VII alla II metà del XV secolo-, ora dai corsari barbareschi -dal XVI secolo al XIX-, in concomitanza con la caduta di Costantinopoli nel 1453 e la cacciati dei Mori dalla Spagna nel 1492.
La loro edificazione si inserisce comunque, in gran parte, nel grandioso progetto di costruzione di torri costiere realizzato per la guerra mediterranea a partire dal 1587 da Filippo II, re di Spagna, con l’istituzione della Reale Amministrazione delle Torri. Tale Istituto, infatti, doveva occuparsi non solo della manutenzione delle Torri già esistenti ma costruirne di nuove, provvedendo inoltre anche al reclutamento del personale di guardia, al pagamento dei soldati ed alla riscossione delle tasse relative alla gestione. (1)
Il Costa riferisce che le prime opere di fortificazione della città di Sassari risalgono ai pisani e ai genovesi: nel 1294 un capitolo degli Statuti sassaresi obbligava i cittadini a contribuire alle spese di costruzione delle mura ed ogni podestà “doveva far costruire con pietra e calce un grado di pietra alto 26 palmi, oltre l’antipetto di 4 palmi”, utilizzando anche i diritti di pedaggio riscossi dai forestieri (2). In generale però anche sotto il dominio aragonese erano sorte soltanto una decina di torri a difesa dei porti più strategici, ma è del 1327 una Prammatica che conteneva già prescrizioni a tutela del litorale, mentre Alfonso III il Buono concedeva alla città di Cagliari il diritto di utilizzare il ricavato delle tasse sulle merci e le vettovaglie per la realizzazione delle muraglie di Llapola e Pietro III il Cerimonioso imponeva la costruzione di torri di avvistamento con la precipua funzione di trasmettere segnali di fuoco per avvisare gli abitanti in caso di pericolo incombente.
Ancora nel ‘400 erano le fortezze di Cagliari, di Alghero e di Castellaragonese i capisaldi del sistema difensivo dell’isola, che sarebbe risultato presto inadeguato per fronteggiare l’attacco francese del 1527 e quello continuo dei barbareschi: mancavano le torri costiere che sole avrebbero potuto proteggere l’isola, avvistando le flotte nemiche e trasmettendo segnali di fumo o segnali sonori alle vedette mobili ed alle vicine fortezze sì da consentire alle milizie di fronteggiare tempestivamente il nemico; e del resto un simile sistema difensivo si era già rivelato particolarmente efficace nei Regni di Granata e di Valenza, come in quelli di Sicilia e Napoli (3).
Fondamentale diventava a questo punto la scelta dei luoghi in cui edificare le nuove torri che dovevano assicurare la sorveglianza delle spiagge nelle cui vicinanze sorgevano centri abitati spesso presi d’assalto e saccheggiati, dei promontori, delle penisole o delle grotte che favorivano gli attacchi alle navi, dei fiumi e di ogni tipo di sorgente in cui potessero rifornirsi di acqua le navi nemiche, ma dovevano anche facilitare la trasmissione dei segnali di pericolo alle altre torri o ai vicini paesi (4). Così nel 1572-73 il re Filippo II ordinava la perlustrazione della costa dell’isola al fine di individuare i punti strategici in cui costruire la serie di torri di guardia, come testimoniano tra l’altro la Relazione del Capitano di Iglesias Marco Antonio Camos, consegnata in quegli anni al viceré Giovanni Coloma, ed il successivo rapporto del viceré Don Michele de Moncada, redatto ad illustrazione dell’ispezione del territorio fatta personalmente nel 1578 per migliorare il sistema difensivo dell’isola, in cui vengono elencate soltanto 15 torri notevoli per posizione strategica, alcune delle quali mal sicure e pericolanti.
E’ dunque Marco Antonio Camos l’autore del primo progetto del sistema difensivo delle coste della Sardegna, il quale si avvale della collaborazione del disegnatore Raxis, del Maestro maggiore Pixela e del nocchiero Vincenzo Corso; ed insieme in pochi mesi, dal gennaio all’aprile 1572, perlustrano il litorale segnalando i luoghi più idonei per l’erezione di nuove torri e atalayas (vedette) e, nel contempo, rilevando lo stato delle torri esistenti: ne citerà 17 esistenti: Oristano Colombargia, Bosa, Pollina, Capo Galera, Giglio, Peňa maestra, Porticciolo, Gainge, Montegirato (e torre antica di Porto Ferro), Saline di Stintino, Porto Torres, Monte Rosso, Terranova di Olbia (fortezza di Posada), Arbatax, Santa Maria Navarrese e Capo Sant’Elia a Cagliari, ed inoltre la guardia senza torre di San Giovanni di Gonnesa (5).
Negli stessi anni G. F. Fara nella “Chorographia Sardiniae”elencherà ben 43 torri già edificate – 3 a settentrione (6), 4 sul versante orientale (7) , 21 su quello occidentale, (8) e 15 a meridione(9) - che l’autore definisce “turres speculatoriae”, “speculae” e “arces”, considerando necessario l’incremento di altre 31.
Resta il fatto che il Fara è un geografo, descrive il litorale con interesse geografico ed esprime il desiderio, condiviso da molti, di un rafforzamento del sistema difensivo sardo, mentre il Camos percorre quelle coste col fine di individuare le posizioni strategiche e rafforzare le postazioni di guardia soprattutto costruendo nuove torri e, solo in parte, restaurando quelle esistenti; “i punti più vistosi di discordanza sono: .... le torri della Pelosa e di Castellazzo dell’Asinara, e di Abbacurrenti di Sassari, non nominate dal Camos, né come esistenti né come proposte; le torri a levante di Cagliari, di cui un terzo sono indicate da costruire e le altre (Golfo degli Angeli) non sono nominate” (10).
Il rapporto del Camos è soprattutto un progetto di difesa territoriale, redatto da un tecnico che vantava competenze di tipo geografico-economico e politico-militare, che vuole dimostrare al Sovrano l’assoluta necessità di realizzare il suo piano indicando dove debbano sorgere 73 nuovi posti di guardia costieri e 54 torri, di cui 50 semplici e 4 gagliarde, che questi ritiene indispensabili per la sicurezza degli abitanti, per una spesa complessiva di 23. 920 scudi.(11) Per torri semplici, senzillas, si intendevano costruzioni di ridotte dimensioni da collocare in luoghi difficilmente raggiungibili, ma dall’ampia visuale, con funzioni di avvistamento e di allarme, che si servivano dei fuochi (di notte) e del fumo (di giorno) per segnalare un incombente pericolo ai paesi limitrofi o alle torri corrispondenti; erano dotate in genere di un solo pezzo di artiglieria e, se attaccati, potevano difendersi soltanto ritirando la scaletta di corda che permetteva l’accesso alla torre aspettando i soccorsi.
Le torri gagliarde, invece, erano invece fabbriche più grandi e massicce affidate ad un alcaide che, con i suoi artiglieri e soldati, disponeva di più pezzi d’artiglieria per combattere i pirati, garantire l’incolumità delle navi amiche che chiedevano di approdare in un porto vicino.
Il Camos auspica la necessità di erigere delle torri gagliarde presso Capo Malfatano, Isola Rossa di Teulada, porto di Flumentorgiu (Marceddì), Capo Galera, Porto Pavone nella baia di Porto Conte, Santa Maria Navarrese.
Il suo progetto prevedeva però anche dei posti di vedetta, atalayas, guardie senza torre e di vigilanza stagionale –a salvaguardia della pesca del corallo, ma anche delle semine e dei raccolti- a Cala Scura (Porto Scudo) di Teulada, a Monte San Giovanni di Gonnesa, a Masua, a Capo Pecora, a Marina di Arbus, al Capo Negro a nord di Santa Caterina, a Monte Mandrone, a Monte Leoni a nord di Capo Caccia, a Monte Cossu nella Nurra, al Capo d’Orso, a Monte Longo a nord di Posada, a Monte Santo e a Monte Cartucceddu al Capo Sferracavallo.
Nella prima parte del suo rapporto il Camos, infine, individua le zone più vicine alle torri da costruire da cui ricavare il materiale da costruzione (pietra, sabbia e calce), le sorgenti d’acqua necessarie durante la fase di costruzione delle fabbriche come anche successivamente per il rifornimento della guarnigione, e fornisce preventivi di spesa per la realizzazione delle torri e per il loro mantenimento.
Quasi sicuramente dopo il 1573, il Camos aggiungerà una seconda parte al suo rapporto in cui fornirà valide valide informazioni più propriamente geografiche e dettagli nautici, ma soprattutto insisterà sulla necessità di realizzare il suo progetto per la difesa dell’isola che poteva prevedere anche la costituzione di un esercito, di non meno di 18.000 uomini e non più di 30.000, da stanziare parte nel nord (Sassari) e parte nel sud dell’isola (Iglesias).
Segue la trattazione economica con l’elencazione delle spese complessive relative alla costruzione delle torri ed alla loro gestione, alla guarnigione e ai loro armamenti, in cui suggerisce inoltre di imporre una nuova tassa patrimoniale sul bestiame e sui raccolti per fronteggiare le spese.
Purtroppo il progetto del Camos riscosse solo un timido assenso e non venne realizzato, almeno non immediatamente, in gran parte per mancanza di fondi destinati quasi interamente alla flotta imperiale (12).
Ma che l’isola si trovasse in una situazione debole e precaria tale da richiedere urgenti e tempestivi interventi da parte della Madrepatria, lo confermano anche i rapporti e le relazioni dell’ingegnere militare Rocco Cappellino che già nel 1552 lo stesso imperatore Carlo V aveva incaricato di studiare il sistema difensivo della Sardegna, mirando al consolidamento ed al restauro delle principali fortificazioni esistenti.
Così nella sua Descrizione della Sardegna del 1577 il Cappellino elencava le potenzialità di crescita economica di cui disponeva l’isola: la pesca del corallo e del pesce, e soprattutto i suoi numerosi porti, di piccole e grandi dimensioni, che potevano favorire i traffici commerciali; ma purtroppo proprio la sua posizione strategica nelle rotte del Mediterraneo e l’ esere dita isola molto vicina a la Barbaria erano di ostacolo alla sua crescita economica e sociale, essendo sempre più esposta agli attacchi dei corsari(13).
L’ingegnere militare, a supporto della sue relazioni, redigeva anche delle carte topografiche della Sardegna (nella Carta della Sardegna sono raffigurate 33 torri costiere), e forniva altre informazioni utili al miglioramento e potenziamento del sistema difensivo (14).
Il viceré Michele de Moncada, ancor più del Coloma, avvertiva la necessità di un intervento tempestivo e risolutore della difesa costiera e ciò lo portò ad elaborare un nuovo progetto che prevedeva la costruzione di 82 torri, per le quali preventivava una spesa di 200/300 ducati (560/ 840 £) (15) ciascuna, presto realizzato a spese ora della popolazione, ora dei feudatari: si intraprende tosto nel 1578 la costruzione delle torri di La Testa e di Longosardo nelle Bocche di Bonifacio, di Badde Jana a Monteleone, del Falcone a Sassari, di Cala Caterina nel Capo Carbonara; nel 1580 si inizia a costruire la torre di Scala Sale sul Monte Perdosu e quella di San Macario, nel 1582 quella di Coltellazzo di Pula, di Sarbazai e Flumentorgiu, nel 1585 quella di Tramariglio e del Bulo (16).
Fu probabilmente l’attacco ed il saccheggio di Quartu del 1582, che portò i barbareschi alle porte di Cagliari, sotto lo stesso viceré Moncada, a sollecitare la tempestiva presentazione al Sovrano dei progetti relativi all’Amministrazione delle Torri.
Del resto lo stesso Filippo II, considerando ormai urgente la realizzazione del progetto di difesa delle coste, aveva formalmente istituito un collegio di periti con il compito di accertare se l’imposizione di una tassa sui prodotti esportati –di 2 reali per una pelle bovina e per ogni quintar di formaggio o lana, di 1 soldo per le pelli ovine e caprine e 4 lire per ogni libbra di corallo- tale da garantire un ricavato annuo di 24000 ducati (£ 67.200) potesse danneggiare l’attività commerciale dell’isola.
Gli esperti proporranno di dimezzare l’ammontare dell’imposta sanzionando la legittimità dell’intervento per analogia con la tassazione che gravava su altri prodotti come i legumi, le paste e i cavalli. Nel 1583 il viceré de Moncada espone agli stamenti l’assoluta necessità di imporre nuove tasse per predisporre un piano di difesa territoriale dell’isola che avrebbe reso più sicura la stessa attività e le rotte commerciali, cercando di ottenere la loro autorizzazione; autorizzazione che ottiene facilmente senza ricorrere ad alcuna imposizione (17).
Ed è con lettera del 29 settembre 1587 che Filippo II approva i 30 capitoli proposti nel 1583 dallo Stamento Ecclesiastico, Militare e Reale che imponevano agli abitanti un dazio sui formaggi, sui coralli, sulle lane e sui cuoi da esportare per recuperare le somme necessarie all’edificazione delle nuove torri, e che richiedevano formalmente l’istituzione dell’Amministrazione delle Torri. (18) Le nuove torri litoranee saranno di segnalazione e di difesa e sorgeranno nei punti strategici a tutela dei traffici commerciali insieme alle antiche torri speculatorie ed ai nuovi posti di guardia, definiti “Guardie” –se deputate a trasmettere segnali alle torri vicine- o viceversa “Guardie morte”. Viene preposto alla Regia Amministrazione delle Torri –chiamata anticamente “Administratio del dret real” (essendo un reale il dazio da corrispondere per ogni quintale di formaggio da esportare) o “ Administratio del Nuevo Impossito” (risalendo la prima imposizione per le torri a Pietro III il Cerimonioso)- il Viceré, coadiuvato da 3 consiglieri (administradors) rappresentanti dello Stamento Ecclesiastico, Militare e Reale; questi ultimi venivano estratti a sorte dalle bussole, in cui ogni stamento aveva introdotto una lista di 18 nomi di candidati (matriculados), il 21 dicembre, ricorrenza di San Tommaso apostolo, -nel caso però in cui due dei consiglieri appartenevano al capo di Cagliari, il terzo doveva necessariamente essere del capo di Sassari- ed il loro mandato aveva la durata di un biennio.
Alle dipendenze del Viceré personale civile: clavari, cassieri ed esattori (estratti a sorte), un segretario, uno scrivano ed un portiere (tutti di nomina regia e a vita), un Notaio; un capitano, infine, per le funzioni militari, di nomina regia e a vita, a cui era sottoposti alcaidi, artiglieri, soldati, barcaroli e forzati, nominati dal Viceré (19).
Viceré e amministratori fissano i capitoli di spesa, ma è il clavario il responsabile contabile con il compito di registrare entrate e uscite di cassa, incassare i crediti, ritirare il ricavato delle tasse, liquidare i fornitori e pagare gli stipendi.
Il segretario è il notaio titolare dell’escrivania dell’Amministrazione del reale, che delega il suo mandato allo scrivano (anche questi notaio), il quale deve provvedere tra l’altro a stilare i verbali delle assemblee dell’organo deliberante ed a redigere, e successivamente registrare in un apposito registro, le autorizzazioni di esportazione dei prodotti dell’allevamento richieste dai mercanti e firmate dal contabile e dal clavario; le sue mansioni sono assimilabili a quelle del segretario della sede centrale, ma gli vengono affidati soltanto due libri per le entrate e le spese ed è sottoposto al controllo del contador.
La carica di contabile viene istituita nel 1596: in quell’anno viene eletto “Comtador y esaminador”, Francesco Pitzolo, con poteri eccezionali, per sopperire ad illeciti perpetrati dai ministri dell’amministrazione; ma successivamente questi provvederà soltanto al controllo dell’operato dei clavari e dei tesorieri ed alla redazione delle liste dei torrieri per l’attribuzione mensile della panatica. Nel 1603 viene invece nominato un “Advocat y procurador” col compito di presenziare alle cause dell’Amministrazione. Sempre nel 1603, con il Parlamento del Conte d’Elda si davano nuove istruzioni ed incarichi ai “sorgents maiors”, già istituiti da Don Michele de Moncada con precipui compiti di ispezione; questi dovevano redigere gli inventari delle armi e munizioni presenti nelle torri del proprio distretto ed effettuare sopraluoghi almeno una volta al mese.
Svolgeva mansioni sia di tipo amministrativo che consultivo il Capitano delle torri, di solito nobiluomo militare, che si occupava del reclutamento dei soldati, dell’aggiornamento del Libro dei ruoli delle milizie, del rifornimento di armi e provviste, provvedendo anche ad ispezionare annualmente tutte le torri allo scopo di redigere delle relazioni sulle condizioni delle guarnigioni, delle fabbriche e degli armamenti e svolgendo all’occorrenza compiti di sorveglianza delle fabbriche in costruzione o suggerendo la costruzione di nuovi fortilizi (molte di queste funzioni venivano spesso demandate però ai sergenti maggiori).
Importanti gli incarichi degli alcaidi, scelti dal viceré tra i veterani, ai quali veniva affidato il comando della torre, i quali avevano il dovere di comunicare tempestivamente al Capitano delle torri l’avvistamento o lo sbarco di legni nemici, allarmando nel contempo le altre torri con segnali di fumo o fuoco e con il suono del corno, ma anche offrire difesa e protezione agli alleati. Dovevano quindi assicurarsi della perfetta efficienza delle armi e delle munizioni, registrando sul Libro di caricamento e scaricamento i tiri di cannoni, fucili e spingarde, stabilire i turni di guardia ed autorizzare l’utilizzo della scaletta di legno o di corda per l’abbandono della torre o per ricevere informazioni dall’esterno.
Rigide le disposizioni impartite agli alcaidi e guardiani di torri, principali responsabili della difesa marittima dell’isola (20).
L’isola viene ripartita in 9 distretti: da Stampace alle marine di Iglesias, dalle marine di Iglesias a quelle di Oristano, le marine di Oristano, dalle appendici di Villa Nuova al Sarrabus, dalle marine di Bosa a quelle di Alghero, dalle marine di Alghero alla prima Torre della Nurra, dalle Torri della Nurra a Castel Aragonese (distretto di Sassari), da Castel Aragonese al territorio di Gallura fino a Posada (dipartimento del Capitano e alcaide di Castel Aragonese). Sotto i Savoia i distretti saranno ben 16.
Istituita la Regia Amministrazione delle Torri, le città furono esonerate dal pagamento dei tributi da destinare alla difesa dell’isola e, nei diversi decenni, fu il nuovo Istituto a provvedere alla costruzione di nuove torri e ad assicurare il mantenimento di quelle esistenti.
Sembra attraversare un periodo di declino sotto il Regno di Filippo III (1598-1621), come attesta la Relazione pubblicata nel 1612 da Martin Carrillo, inviato dal sovrano nell’isola nelle vesti di Visitatore Generale; questi infatti tratteggia un quadro abbastanza desolante della vita che si svolgeva nell’isola e dei vari problemi di natura politica ed economica che erano di impedimento al suo pieno decollo. Restava incombente il pericolo degli agguati alle navi mercantili e delle aggressioni alla popolazione perpetrati dai pirati, ma a ciò si aggiungeva anche il malcostume e la corruzione dei giudici e degli alti funzionari, e non può fare almeno di notare la deficienza del sistema difensivo e di rilevare lo stato di abbandono e rovina di molte torri e muraglie (21).
Un piano militare di difesa della Sardegna contro turchi e barbareschi verrà elaborato nel 1618 da Don Alfonso d’Erill, nominato viceré dell’isola nel 1617. Dota la Sardegna di 4000 cavalieri e 8000 fanti nella zona di Sassari, 8000 cavalieri e 20000 fanti in quella di Cagliari; inoltre nella zona di Cagliari segnala come piazze d’armi le popolazioni di Quarto e Villa Torras, in quella di Sassari invece Monteleone ed indica Cagliari, Iglesias, Oristano, Sassari, Alghero, Castello Aragonese e Bosa quali città in cui distaccare le forze dell’esercito reale (22).
Il 27 giugno 1622 il Real Consiglio imponeva al Real patrimonio, ai baroni ed alle città di provvedere alla manutenzione delle artiglierie ed al restauro dei Castelli e delle Torri del Regno (23) ; ma il 3 febbraio 1624 lo stesso Real Consiglio stabiliva che le spese dovessero essere sostenute dalla Real Cassa (24) (di fatto, però, continuarono ad essere affrontate dalla Sardegna, sottoposta a delle imposte sempre più pesanti).
Infine, il 17 settembre del 1697 il Conte di Montellano ed il 23 agosto del 1700 il Duca di San Giovanni pubblicavano dei pregoni che possono considerarsi una raccolta delle più importanti leggi promulgate sull’amministrazione delle torri, che venivano in parte modificate; l’8 luglio 1701 Filippo V cederà ai tenenti parte dei contrabbandi caduti in commesso.
Sopravvissuta sotto il dominio austriaco, La Reale Amministrazione rimarrà fino al governo sabaudo formalmente immutata e già a partire dal 1720 l’istituzione bisogna di nuove riforme: a causa delle ininterrotte ed estenuanti guerre, molte torri erano abbandonate o mal governate, come appurarono i rapporti del Viceré S. Remy (25).
Le torri costiere risultavano allora un valido strumento per tenere sotto controllo il contrabbando, preservare da contagi ed epidemie i villaggi e favorire il popolamento delle zone abbandonate; così il governo sabaudo si propone di restaurare e riattivare le torri già esistenti e di costruirne di nuove chiedendo alla popolazione un contributo in materiale e manodopera.
E’ il Commissario dell’Artiglieria Francesco Cagnoli che redige nel 1720 la prima Relazione sullo stato del sistema difensivo costiero che conteneva anche un sommario preventivo di spesa per le opere di ristrutturazione delle torri già esistenti e di costruzione delle nuove. Vengono descritte 90 torri (69 armate e 21 armate), alcune delle quali in totale disfacimento (26) ; 53 torri risultavano a carico dell’Amministrazione (ma soltanto 41 ancora in funzione), 6 a carico della Corona e 31 dipendevano dai feudatari e dai villaggi, 8 delle quali risultavano in disuso; i torrieri erano complessivamente 269. Vengono segnalate dal Cagnoli 50 torri bisognose di interventi di restauri per un importo totale di £ 4300; e 7 -5 dipendenti dall’Amministrazione e 2 dai privati- da riattivare con una spesa complessiva di £ 655. Per la costruzione di 37 nuovi fortilizi, da erigere nell’Iglesiente e in Gallura, vengono infine preventivate 41.500 Lire (27).
Nel frattempo, risultate inattendibili le piante esistenti delle torri litoranee, lo stesso S. Remy incarica l’ing. De Vincenti di redigere una nuova carta: contemporanea è la Carta manoscritta della Biblioteca Universitaria di Cagliari, attribuita da Ciasca al secolo XVIII, e la già citata. Relazione sulla distanza tra le torri e sulle riparazioni occorrenti, conservata nell’Archivio di Cagliari, attribuita da Pillosu all’Ing. De Vincenti. Lo studioso attribuisce pure al De Vincenti il Codice Cartaceo della Biblioteca Universitaria di Cagliari, che il Conteddu assegna invece al geografo Cossu, in cui sono elencate tutte le torri menzionate nella Relazione.
Il De Vincenti - ingegnere militare, allievo del Bertola in Sicilia- propone una nuova sistemazione e progettazione delle torri litoranee, diventate il perno del sistema difensivo dell’isola, non discostandosi troppo ma piuttosto accogliendo i capisaldi del pensiero del Camos. Perlustrato il litorale, l’ingegnere prende nota del numero e della dislocazione delle torri, elencandone 82; la distribuzione delle torri seguiva il naturale sviluppo della costa ma, certamente, era dettata dalla necessità di fornire difesa agli abitanti ed alle loro principali attività, cioè agricoltura, pesca e commercio: così le coste della Gallura ne erano praticamente sprovviste, perché scarsamente popolate anche nelle zone più interne; 23 torri sorgevano lungo la costa meridionale, da Capo Carbonara a Capo Teulada, sostenute dalla piazzaforte di Cagliari; 11 torri da Capo Mannu a Bosa, a protezione delle colline e dei vigneti della Planaria; 12 torri lungo il litorale algherese a difesa della pesca del corallo; 13 torri da Santa Lucia di Siniscola a Capo Carbonara, litorale malsicuro per le coste alte e frastagliate e per la mancanza di porti (28).
Proporrà quindi il ristabilimento delle seguenti Torri: T. di San Giovanni di Posada, T. di Monte Ferro, T. di Orfano Puddu, T. di Monte Rotondo; e la costruzione di nuove Torri: T. di Palmero, T. di Sferacavallo, T. di Monte Santo, T. di Monte della Grata o Sa cala di Luna, T. di Punta Negra, T. di Cala Ginepro, T. di Capo Cornino, T. di Posada, T. di Porto Coccato, T. di Coda Cavallo, T. del Ponte di San Paolo, T. di Capo Girasa, T. di Capo Figari, T. di Capo Libano, T. di Porto Corallo, T. di Monte Ferro, T. di Capo d’Orzo, T. di Capo Sardo, T. di Punta del Rocco, T. di Punta Marmorata, T. del Monte della Bandera, T. di Punta di Catalano, T. di Punta del Canemalo, T. di Pietra di Foco, T. di Capo Tagliato o Coscia di Donna, T. di Capo Negro, T. di Argentara, T. di Capo Marargio, T. di Capo Pecora, T. di Punta di Caladomestia, T. dell’Isola Piana, T. di Punta di Sala, T. di Punta di S. Antiogo, T. di Pola (29).
Nel luglio 1724 al De Vincenti viene inoltre assegnato l’incarico di fornire le planimetrie delle principali tre piazzeforti; quindi acquisiti nel giugno del 1725 le sue relazioni e i suoi disegni, il governo sabaudo procede all’individuazione degli interventi più urgenti, affidando il compito di supervisore del progetto al generale Castellalfiere. Già nel 1726 erano stati stesi i progetti più importanti, che il governo non tardò ad approvare reperendo immediatamente i fondi necessari che consentirono la repentina apertura dei cantieri: Direttori dei lavori furono il De Vincenti a Cagliari e l’Ing. Marta ad Alghero. Conclusi i lavori nel 1727, nello stesso anno il S. Remy incarica il De Vincenti di redigere un nuovo progetto di difesa territoriale che verrà pure questo approvato, divenendo esecutivo nel 1728: i Cantieri di Cagliari verranno affidati al più anziano Ingegnere De Guibert, quelli di Alghero – e più tardi quelli di Castellaragonese- al De Vincenti, che abbandonerà l’isola solo nel 1734 (30).
Nel frattempo il 25 maggio 1729 il Marchese di Cortanze pubblicava i pregoni relativi all’amministrazione delle Torri, cui seguì la spedizione a Torino di una tabella di rilevazione delle torri del Regno e numerosi furono gli Editti, i Pregoni ed altri provvedimenti emanati nel
Regno di Sardegna sotto la dominazione della Real Casa di Savoia(31).
E’ dell’11 febbraio 1764 il Pregone del Viceré Balio della Trinità (32) pel regolamento delle torri, con diverse altre provvidenze dirette al fine d’impedire le invasioni, e disimbarchi dè barbari: questo prevedeva la vigilanza continua, di giorno e di notte, delle torri affidata ad un soldato di sentinella, premi ad alcaidi, torrieri ed abitanti dei dintorni accorsi per combattere i barbari ma anche pene contro gli alcaidi e torrieri che non avrebbero dato in tempo gli avvisi del disimbarco dei barbari e contro tutti coloro che avrebbero tralasciato di accorrere.
Il 16 gennaio 1766 verrà invece promulgato il Regolamento di S. M. per la Reale Amministrazione delle torri del regno che trattava distintamente dei compiti degli uffiziali della Reale Amministrazione, dell’elezione, incarichi ed incombenze degli amministratori, del contadore, del segretaro, del clavario, del sindaco ed usciere, dell’amministratore, pagatore, e scrivano del capo di Sassari, dè bilanci, spogli e ricognizione di cassa, della riscossione dè fondi, delle entrate di cassa, e dei mandati di pagamento, dè conti, dè fondi e delle spese, del capitano delle torri, degli alcaidi, artiglieri e soldati. Riportiamo i passi più interessanti:
Nuovi Regolamenti della Reggia Corte di Torino per l’Amministrazione del Reale
Carlo Emanuele
Per grazia di Dio re di Sardegna ...
La tutela della salute pubblica, come de Littorali, e sudditi di Codesto Regno dalle invasioni de Barbareschi, alla quale fu ordinato dalla provvida attenzione d’uno de sovrani nostri Predecessori lo stabilimento, ed Amministrazione Reale delle torri ci ha anche incitati ad indirizzare tempo, a tempo varie disposizioni al più regolare maneggio di quest’Azienda, ed al migliore Impiego de dritti ad essa applicati, giacchè pagandosi da tutti gli ordini di Persone per il vantaggio della comune sicurezza chiamano la protezione del Principe a vegliare, che sieno ben amministrati,e convertiti al vero oggetto della loro imposizione d’impedire gli sbarchi, ed incursioni clandestine, prevenire le conseguenze.
Resi però in questi ultimi anni via maggiori i pericoli, per i frequenti attentati, e per le forze cresciute degli infesti Corsari. Nel mentre che pensammo a disporre sul mare nuove difese, colla protezione di legni armati, abbiamo anche stimato di richiamare a disanima il Complesso della suddetta Amministrazione da cui vengono suppeditali i mezzi a sostenere il più valido interno riparo per (accettarla) in modo corrispondente, ad una si delicata, e grave materia, essendosi perciò fatto rendere presente lo stato rendere presente lo stato della medesima a fronte delle providenze successivamente emanate per il buon ordine, e regolamento di essa dovettimo riconoscere una parte ineseguita, ed altra decaduta dalla primiera osservanza, onde determinati di ristabilirla, e provvedervi con altrettanta efficacia, quante ne esigono le presenti circostanze, abbiamo fatte riunire le disposizioni come sovra di tempo in tempo uscite ad aggiungerne alcune altre analoghe, o conseguenti, sicchè rimesse le cose in vero sistema economico, ed assicurato in ogni modo il disimpegno di tutte le parti di buon maneggio, possa promoversi la più vigile esatta difesa, venga così riempito il fine di codesta utilissima istituzione. Quindi di nostra certa scienza, Regia Autorità, ed avuto il parere del nostro Consiglio, stabiliamo, ed ordiniamo come in appresso
...
Capo VIII
De Bilanci e spogli. Ricognizione di cassa.
Prima dello scadere d’ogni anno si formerà dal segretaro sotto le direzioni degli amministratori il Bilancio per l’anno susseguente, nel quale, dopo aver descritti i fondi in dettaglio, si rapporteranno le spese si certe, che casuali, specificando le torri col numero, e qualità d’uomini preposti alla loro custodia e servizio. Le riparazioni che, precedente calcolo, dovranno farsi pendente l’anno alle medesime le proviste d’armi munizioni,ed attrezzi, ed i raccomodi delle Artiglierie, il tutto a tenore de suggerimenti del Capitano nella sua relazione di visita, o come si verificherà altrimenti necessario.
Ogni tre mesi si farà lo spoglio sia dei fondi che delle spese e a fine d’anno lo spoglio generale. ...
Capo XI
De fondi e delle spese
I fondi ... dell’Ammistrazione di ciascun anno verranno impiegati o nella costruzione di nuove torri dove si rendono più necessarie ed opportune previa la Nostra approvazione od in quegli altri usi previsti dalla Regia Prammatica pubblicata nel 1689... (33)
Sono del maggio dello stesso anno le Istruzioni generali del Vicere Balio della Trinità dè 28 maggio 1766 a tutti gli alcaidi, artiglieri e soldati delle torri del Regno per la buona amministrazione, e difesa delle medesime nelle quali, tra le altre cose, si affrontava il problema dei contrabbandi notificando i porti, le spiaggie e le rade abilitate per le imbarcazioni: Cagliari, Castel Aragonese, Terranova, Orosei, Algheri, Oristano, Posada, Tortolì, Sassari, Longon Sardo, Bosa, Porto Palmas.
Analizzando l’interessante Relazione del cav. Ripol possiamo poi delineare l’effettivo funzionamento del sistema difensivo costiero: questi, infatti, nel 1767 quale capitano comandante delle torri ripercorre il litorale della Sardegna e, come il Camos, segnala l’affidabilità o le carenze di ogni torre (34).
Apprendiamo così che il personale delle torri era costituito da 266 uomini, di età compresa tra i 20 e gli 80 anni (in prevalenza però tra i 20 e i 60 anni), fra cui 45 alcaidi, 31 artiglieri e 190 soldati; ed inoltre che questi erano distribuiti in 64 torri ancora funzionanti, le cui dimensioni interne oscillavano tra m. 2,5 a m. 12: la maggior parte, 32 torri, in buono stato di conservazione e bisognevoli soltanto di qualche intervento di manutenzione, 25 richiedenti urgenti lavori di restauro e 7 ormai destinate al crollo. Buono in generale lo stato dell’artiglieria, costituita da 85 cannoni dei quali 14 fuori servizio, 83 spingarde delle quali 13 fuori servizio, 32 petrieri e mortaretti dei quali 5 fuori servizio, 291 fucili dei quali 40 fuori servizio.
Ancora nel 1798, e nei decenni successivi, i Consigli Comunitativi delle Ville erano obbligati a pagare contributi alla Reale Amministrazione per la manutenzione delle torri (35) e venivano emanati diversi Regolamenti e disposizioni per la difesa dei litorali (36), per regolamentare l’approdo sotto le torri di legni esteri (37) , per la custodia e la difesa delle Torri del Regno (38) , per rintuzzare le incursioni dei Barbareschi (39).
Instauratosi il regime liberista e non assolvendo più le torri a specifici compiti militari, l’Amministrazione delle Torri, esauriti i suoi compiti, viene soppressa con Regio editto il 17 settembre 1842 (40) :
Decreto 17 settembre 1842
Regio Editto con il quale S.M. dichiara soppressa l’attuale Amministrazione delle torri della Sardegna: provvede al nuovo governo della medesima, e di altre determinazioni ...
“ Ci siamo convinti che, stante le mutate circostanze dei tempi, l’antico ordine di cose è oramai divenuto insufficiente ai bisogni dello stato, ed allo scopo per cui venne stabilito”...
Qualunque torre, senza nessuna distinzione, collocata lungo il litorale dell’isola, è considerata far parte delle regie fortificazioni...
ppparteparte delle regie fortificazioni...
Nel Dispaccio ministeriale al vicerè sul ruolo delle torri del regno del 24 maggio 1843 si precisava (41):
Non possono essere considerate strumento di difesa quindi si presuppone la soppressione della Regia amministrazione.
Le torri vengono distinte in tre ordini determinati dalla posizione e dall’importanza:
-torri nei porti e nei bacini di flotta: armate e presidiate in tempo di guerra, in tempo di pace consegnate all’amministrazione Gabelle e Dazio;
- torri nei porti frequentati da commercio: chiuse in tempo di pace, presidiate da miliziani in tempo di
pace e pestilenza; - torri altrimenti collocate.
Scriverà nel 1849 il luogotenente Generale Alberto Della Marmora (42):
“Le disposizioni prese dal Governo di Spagna e continuate in parte sino ad ora per il mantenimento di queste torri, sono una prova evidente del servizio che dovettero rendere, e di quello che sempre se ne aspettava l’isola tanto che durò la pirateria, ma dalla storia stessa di quella amministrazione, e specialmente dallo stato di rovina in cui giacciono ora molti di quegli edifizi, ben si può scorgere che a misura che diminuiva il pericolo, diminuiva la sollecitudine delle Autorità, cagione per cui il loro numero andò sempre scemandosi, e che questo trovasi ora ridotto a 75 torri, comprese molte di esse non più abitate né abitabili”.
Nell’ultimo decennio erano stati proposti molti progetti, tutti dettagliatamente descritti dal Della Marmora: Progetto del generale d’artiglieria Serventi (1834), R. Editto del 19 nov 1842 (che determinò la soppressione dell’Amministrazione delle torri e l’affidamento delle torri, dichiarate Regie Fortificazioni, al Comandante locale di artiglieria residente in Cagliari sotto la direzione del Viceré), Progetto Ministeriale del 1843, Progetto del generale d’artiglieria Incani (1844), Progetto del contrammiraglio nella Regia marina Albini (1845), Osservazioni Ministeriali del 1846 sul progetto Albini, Parere dell’Ammiragliato del 14 aprile 1846, Progetto ministeriale dell’ 1 febbraio 1848, Dispaccio dell’8 febbraio 1848 n. 209 e Dispaccio del 9 dicembre 1848 del R. Ministero di Guerra e Marina, Bilancio per il 1850, presentato dal sig. Magg. Frignone il 27 luglio 1849.
Questi progetti avevano chiaramente messo in rilievo che le torri costiere non facevano più parte di un sistema di difesa (avevano perso questo ruolo con il progressivo allontanarsi del pericolo delle incursioni barbaresche), nè di un sistema di trasmissione dei segnali (non erano dislocate in maniera razionale lungo il litorale e molte erano sprovviste di personale e mezzi), né infine erano idonee ad assolvere funzioni di controllo doganale e sanitario. Premesso ciò e considerando l’esigua somma di £ 90.000 messa a disposizione del Governo per il mantenimento e servizio delle torri costiere, lo scarso pericolo rappresentato ormai dalla pirateria e l’opinione condivisa da più di assegnare alle torri costiere la funzione di tutela degli approdi più importanti, potenziando nel contempo il servizio di polizia marittima esteso a tutto il litorale, il Generale condivide la proposta del Serventi: “Crederei col Gen. Serventi doversi conservare soltanto armate e presidiate alcune poche torri destinate a tutela degli ancoraggi, e mutare l’attuale servizio sedentario della costa in un servizio mobile, il quale oltre di essere più efficace darebbe nel tempo stesso un poco di vita lungo quell’esteso ma derelitto litorale, e fornirebbe anche al governo dei mezzi pronti e facili di comunicare con luoghi coi quali furono sin ora assai difficili i rapporti reciproci, ed anche di spedirvi in tutti i tempi della truppa e degli impiegati secondo il bisogno”.
E se il generale Serventi aveva proposto di presidiare e armare solo 15 torri il Della Marmora ne propone 17, suggerendo il disarmo parziale o totale delle rimanenti e l’eventuale cessione di alcune di queste all’Amministrazione delle R. Gabelle allo scopo di migliorare il servizio di polizia sanitaria; le altre torri, infine, dovevano essere disarmate e murate.
Come aveva consigliato il Generale Incani, il della Marmora ritiene più conveniente reclutare il personale tra gli uomini del posto, in quanto più legati ai luoghi e nello stesso tempo più abituati al clima, da ripartire nelle 17 torri in tal modo:
Questo personale, impegnato nel servizio sedentario, avrebbe ricevuto gli ordini dai Comandanti militari locali o provinciali che –con gli Intendenti provinciali- si sarebbe occupato dei loro stipendi ed avrebbe richiesto dei rapporti periodici agli alcaidi, da trasmettere al Comandante generale militare dell’Isola. Questi, responsabile della suprema direzione del servizio, avrebbe dovuto inoltre affidare ad ufficiali del Genio e di Artiglieria l’ispezione annuale delle torri e del loro armamento.
Il servizio mobile di vigilanza della costa, secondo il Della Marmora, doveva affidarsi a tre vapori, di 60 cavalli circa, adatti quindi per loro dimensioni a navigare in acque poco profonde e a raggiungere le insenature più difficilmente accessibili, ma nello stesso tempi robusti ed utilizzabili con il minimo consumo di combustibile: “uno di essi, che potrebbe anche essere di maggior forza, cioè di 80 e più cavalli, sarebbe destinato a scorrere tutto il tratto di mare compreso tra l’Isola dell’Asinara, Porto Torres, Longo Sardo, la Testa, e l’Isola della Maddalena, ove gli sbarchi clandestini sono assai più frequenti che altrove; potrebbe pure utilizzarsi il detto vapore ad un trasporto do pacchi, ed anche di passeggeri tra Porto Torres e Bonifacio e viceversa; l’altro avrebbe per punti estremi l’Isola stessa della Maddalena e Cagliari, e percorrerebbe così la costa orientale, approdando nei luoghi i più frequentati ed abitati, con facoltà di ricevere pure a bordo passeggeri e piccole merci. Il terzo avrebbe per punti estremi Cagliari ed Alghero, percorrendo la costa occidentale e visitando San Pietro, Oristano, Bosa ed altri luoghi di quel litorale, accessibili e prossimi delle popolazioni”. Questo in sintesi il progetto di massima proposto dal Generale Alberto Della Marmora nel novembre del 1849 che, tuttavia, non verrà attuato, nonostante fosse avvertita dai più l’esigenza di riforma del sistema delle torri perché dispendioso e non più rispondente alle esigenze dell’epoca.
Relazioni del Genio Militare, redatte dal 1853 al 1856, confermano lo stato di abbandono delle torri costiere e la loro inefficacia nel sistema difensivo dell’isola; con Decreto n. 3786 del 25 aprile 1867, il Ministero della Guerra cede pertanto le torri all’Amministrazione demaniale, abolendone l’uso militare. Alcune però continuarono ad essere presidiate dalla Marina ed altre furono utilizzate dal Ministero delle Finanze come piccole caserme, da utilizzare nel servizio di repressione del contrabbando; dal 1940 furono talora riutilizzate per la realizzazione di un sistema di avvistamento ottico. Spesso non si esitò a modificare l’impianto originario delle torri con manomissioni di vario genere: nuove aperture, costruzione di scale esterne in muratura, copertura del terrazzo o della mezzaluna.
Nel 1989 il Ministro degli Interni Valerio Zanone e il Presidente della Giunta Regionale Mario Melis, nell’intesa Stato-Regione, ne sanciscono ufficialmente la disattivazione(43).
Note
Cfr. E. Pillosu 1957; P. Castelli 1984.
Cfr. E. Costa 1992, p.203.
Cfr A. Mattone 1989; sui problemi della difesa del Regno di Sardegna cfr. inoltre G. Sorgia 1982.
M. Rassu 2000, p.13.
P. Castelli 1984, p.49.
Ad turrem Salinarum ...Sasseris; ad portum Turris, ubi inest urbs Turris Libysonis; ad Rubrum Promontorium, ubi est turris speculatoria antiqua. Cfr. G. F. Faran, In Sardiniae Chorographiam, 1838, p.78-82.
Ad Olbiam...ubi est turris speculatoria non procul a portu, ad oppidum Posatae, ubi est ... insignis arx rupibus praecisis satis munita; T. S. Maria Navarresae; T. Promontorii Arbatargi. Ibidem pp.82-87.
T. Stagni Marcellini; Sinus Arborensis; S. Marci; Corrigae ... antiquam nunc aliquantulum destructam; Capitis Magni seu Salinarum; ad stationem Capitis Albi; ad stationem Putei; S.tae Catharinae iuxta Picinnuris, Promontorii Nigri, ad ostium Fluvii Foghidogliae; Isclae rubrae; Bosae; ad linguam Argentinam; ad promontorium Hermaeum ... (Marrargium); ad portum Polleris; Capitis Triremis; Capitis Lilii; Pinnarum;, Porticcioli; Gaginae; Montis Girati. Ibidem pp.92-99.
Turris speculatoria Portus Junci; Stationis Cathalinae; ad turrem speculatoriam Arcem veterem; ad Caput bovis, ubi est turris speculatoria; ad Caput Vaccae seu montem Faeniculi; Guardianae seu stationem Serrainae; ad aliam speculatoriam turrem...Noraxiam dictam; eiusdem litoris (Fogue de Olla)... seu Pedis altaris dictam;, ad turrem speculatoriam Carcangnoliam; oppidai Quarti seu Ostii fluminis; ad caput S. Eliae, ubi est prima turris speculatoria; ad turrem speculatoriam Stationis Muscarum; Solvi seu S.tae Magdalenae; Loci fluminis Vini seu Antiquoris; Savorrae. Ibidem pp.88-93.
P.Castelli1984,p.49-51.
Ricordando che 1 scudo equivaleva a 2,5 Lire, l’importo complessivo risultava di £ 59800.
Cfr. E. Pillosu, Un inedito rapporto cinquecentesco sulla difesa costiera della Sardegna di Marco Antonio Camos, in Nuovo Bollettino Bibliografico Sardo, Cagliari IV n. 21, 22, 23, 24 (1959); V n.25 (1960); P. Castelli 1984, pp. 54-59; G. Montaldo 1992, p. 20 e segg.; F. Russo 1992, p. 73 e segg.
Cfr. Relazione di Rocco Capellino nel Codice Barb. Latino 4414, presso la Biblioteca Apostolica Vaticana; F. Russo 1992, p. 7; ed inoltre: Vol. P 4 in ASC, R. Dispaccio al viceré con varie provvidenza per difendere la Sardegna dall’armata turca (Madrid 4 novembre 1576); F. Corridore 1900, p. 122.
Cfr. O. Alberti 1970; F. Russo 1992, p. 14.
Un ducato equivale a 2,8 Lire.
Cfr.M.Rassu2005,p.25-26.
Cfr.G.Mele2000,p.54-64.
Cfr.F.Russo1992,p.173-175.
Cfr.G.Mele2000,p.81-94.
F.Corridore1901,p.13-15.
Cfr.M.L.Plaisant1968-70,passim.
Cfr. J. E. Martinez Ferrando 1959, pp.139-146. Cfr. inoltre Antico Archivio Regio, Vol P 11 in ASC ,Varie provvidenze della Giunta patrimoniale e del Consiglio di Guerra per garantire le piazze d’Alghero e di Castello Aragonese e altri luoghi dai tentativi dell’armata Turca (Cagliari 17 maggio 1627); F. Corridore 1900, p. 139.
AnticoArchivioRegioP10,ASC;cfr.G.Lumbroso1901,p.2.
AnticoArchivioRegioP10,inASC;G.Lumbroso1901,p.2.
Nel 1720-21 erano già rovinate o abbandonate 17 torri (Prezzemolo, Calafighera, Poeto, San Giovanni Posada, Capo Testa, Frigiano, Cala D’Arena, Negra, Bianca, Bantine Sale, Giglio, Stagno Calich, Badde Jana, Su Puttu, S. Marco di Sinis, Colombo, La Scafa) a cui se ne aggiunsero altre 6 nel 1729 (Foxi, Porto Giunco, Bulo, Scala e Sale, Antigori, Su Loi), cfr. M. Rassu 2000, p. 9.
Prezzemolo, Calafighera, Poeto, San Giovanni Posada, Capo Testa, Frigiano, Cala d’Arena, Negra, Bianca, Bantine Sale, Giglio, Stagno Calich, Badde Jana, Su Puttu, San Marco di Sinis, Colombo, La Scafa.
Cfr.G.Mele2000,p.95-124;M.Rassu2005,p.181.
Cfr.M.Cabras1966,p.290-297;P.Castelli1984,p.60;A.Mattone1989.
Cfr. Memoria per il ristabilimento di alcune Torri, e nuova costruzione di altre secondo il parere dell’Ingegnere De Vincenti in Segreteria di Stato e di Guerra, Serie II, (ASC).
Cfr.M.Cabras1963,p.297-301;F.Russo1992,p.207esegg.
Cfr. P. Sanna –Lecca, Editti, Pregoni ed altri provvedimenti emanati nel Regno di Sardegna dappoichè passò sotto la dominazione della Real Casa di Savoia sino all’anno MDCCLXXIV, Cagliari 1775 (contiene in particolare: Pregone del Viceré Balio della Trinità degli 11 febbraio 1764...; Regolamento di S.M. dè 16 gennaio 1766...; Istruzioni generali del Viceré Balio della Trinità del 28 maggio 1766...) in BUS.
Francesco Ludovico Costa dei conti della Trinità
RegiaAmministrazionedelleTorri,vol.IIILibroRossoNuovo(1731-1840)inASC.
Visita Generale delle torri del Regno fatta dal Cav Ripol Capitano Comandante delle medesime nell’anno 1767 in Segreteria di Stato e di Guerra, Serie II, in ASC; ed inoltre AST Sardegna Economico, mazzo I carta 3°; cfr. inoltre F. Russo 1992, p. 216 e segg.; 247-48.
Don Filippo Vivalda ai Ministri di Giustizia delle Ville. Dat. in Cagliari lì 13 gennaio 1798 (Editti e Pregoni BUC).
Don Filippo Vivalda al colonnello, Capitani Tenenti, Luogotenenti, alcaidi, Artiglieri e soldati delle Torri...Cagliari 28 settembre 1798 (Editti e Pregoni BUC).
Don Filippo Vivalda a Capitani Tenenti, Luogotenenti, alcaidi, ed altri torrieri del Regno...Cagliari 3 ottobre 1798 (Editti e Pregoni BUC).
Regolamento di S.A.R. il Sig. Duca del Genovese ec. ec.per la custodia, e difesa delle torri del Regno, in data 18 Agosto 1812, Cagliari (Editti e Pregoni BUC).
Manifesto Rossi, Cagliari 31 agosto 1812; Istruzioni per le Torri, Cagliari 8 giugno 1813 (Editti e Pregoni BUC).
Regia Segreteria di Stato e di Guerra, Serie II in ASC.
Regia Segreteria di Stato e di Guerra, Serie II in ASC.
Cfr.A.DellaMarmora1849.
Cfr.F.Russo1992,p.297-300;M.Rassu2000,p.10-12.
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Regia Amministrazione delle Torri, Libro Rosso o Diversorum , Liber diversorum (1618-1638), Libro Rosso Nuovo (1731-1840), Contratti (1728-1786), Contratti (1791-1842), Libro d’Appalti (1745-1757) , Libro mastro deCategorie (1766), Libro mastro de Categorie (1840-42) in ASC.
Regia Segreteria di Stato e di Guerra, Serie II in ASC.
G. Aleo, Historia cronologica y verdadera de todos los sucessos, y cosas particulares succedidos en la Isla, y Reyno de Sardeňa del aňo 1637 al aňo de 1672 in BUC.
G. Aleo, Successos generales de la Isla y regno de Sardegna despues dal diluio ... , ms. fondo Baylle in BUC. A.F. De Vincenti, Descrizione del territorio Litorale del Regno di Sardegna, 1720 ms. in BUC.
Editti e Pregoni (BUC): Don Francesco Ludovico Costa, Istruzioni Generali a tutti gli alcaici, artiglieri,e torrieri del Regno..., Cagliari 1766; Don Filippo Vivalda ai Ministri di Giustizia delle Ville (Cagliari 13 gennaio 1798); Don Filippo Vivalda al colonnello, Capitani Tenenti, Luogotenenti, alcaici, Artiglieri e soldati delle Torri...(Cagliari 28 settembre 1798); Don Filippo Vivalda à Capitani Tenenti, Luogotenenti, Alcaici, ed altri Torrieri del Regno... (Cagliari 3 ottobre 1798); Circolare Di Masino agli Alcaici, Artiglieri ed altri capi delleTorri (Cagliari 27 aprile 1781); Regolamento di S.A.R. il Sig. Duca del Genovese per la custodia e difesa delle Torri del Regno (Cagliari 18 agosto 1812); Rossi, Istruzioni per le Torri (Cagliari 8 giugno 1813); Rossi, Manifesto (Cagliari 31 agosto 1812); Il re di Sardegna, di Cipro, e di Gerusalemme...V. Emanuele all’Amministrazione delle torri (Cagliari 1 settembre 1807); Editto B. Maurizio. Torri costiere: osservanza di alcune prescritte regole (Cagliari 12 luglio 1789).
M. De Moncada, Memoria de las torres que son necessarias que se hagan su la costa del Cerdeña, 1578, in AGS.
G.P.Nurra, Monumenta Sardiniae, Sassari 1737 ms. in BUC.
Registro de Privilegios, Patentes y de Mas Despachos de este aňo 1635, in ASC.
P. Sanna –Lecca, Editti, Pregoni ed altri provvedimenti emanati nel Regno di Sardegna dappoichè passò sotto la dominazione della Real Casa di Savoia sino all’anno MDCCLXXIV, Cagliari 1775 (contiene in particolare: Pregone del Viceré Balio della Trinità degli 11 febbraio 1764...; Regolamento di S.M. dè 16 gennaio 1766...; Istruzioni generali del Viceré Balio della Trinità del 28 maggio 1766...) in BUS.
Sumario de todas las cartas de Su Mag,ad que contiene esto libro, escrita al llmo Seňor D. Pedro Martinez Rubio, durante la visita general que hizo en el Reyno de Cerdeňa. El aňo 1649. Hasta el 1655. Ms. 995 della Biblioteca centrale di Barcellona.
P. Tola, carte ms. presso la Biblioteca comunale di Sassari.
Referenze Immagini
Carta manoscritta s.t., di Rocco Capellino, 1577, Biblioteca Apostolica Vaticana.
Descripcion dela isla y reyno de sardeña, incisione in rame, ignoto, (1621-1665) Parigi Biblioteca Nazionale, Department des cartes et des plans.
Isle et Royme de Sardaigne, incisione su rame acquerellata, in N. Sanson d’Abbeville, Cartes generales de toutes le parties du monde, Parigi 1658.
Nova et accurata totius Sardinié Tabula, disegno manoscritto, Domenico Colombino, post 1720, (Archivio di Stato, Torino).
Carta del Litorale del Regno di Sardegna in cui si vedono le torri esistenti e quelle di progetto, disegno manoscritto acquerellato, attribuita al De Vincenti, 1720-1721 [?], Biblioteca Universitaria, Cagliari. Plan du Port de Longo Sardo en Sardigne, incisione in rame.
Plan du Passage entre l’isle Azinara et Le Cap Azinara de Sardaigne.
Plan de la Baye de Porto Conte en l’isle de Sardaigne.
J. Ayrouard, Recueil de plusieurs plans de ports et rads, Parigi 1732-1746.
Carta de Regno di Sardegna, manoscritto acquerellato del Craveri 1746, Archivio di Stato di Torino.
Carta della Sardegna con l’annotazione delle cose più rimarcabili.., s.a, s.d. [ante 1763], collezione privata. Le Royaume de Sardigne, incisione di P. Santini, 1779
Carta della Sardegna del 1779 (Archivio di Stato, Torino).
Carta generale dell’Italia divisa ne’ suoi stati e provincie, Giovanni M. Cassini, Roma, 1793.
Carte de l’Isle de Sardigne, incisione in rame di Terrier, in Histoire Géographique, politique et naturelle de la Sardigne par Dominique Albert Azuni, Parigi 1802.
Il Regno di Sardegna, s.a., s.e., 1803
Nuova carta dell’Isola e Regno di Sardegna, incisione in rame di Domenico Guerra, autore Tommaso Napoli, 1811, Biblioteca Comunale di Cagliari.
Nouvelle carte hydrographique de l’Isle de Sardaigne, François Giaume, 1813, Torino Archivio di Stato. Carta corografica del Regno di Sardegna, Gioan Antonio Maina, 1817
Carta della Sardegna, Alberto della Marmora, 1839
C. De Candia, Cessato catasto, Tavolette di rilievo e fogli di unione 1847, in ASS.
Carte Routier de l’Ile de Sardigne par le Géneral Albert De La Marmora pour servir à l’intelligence de son Itinéraire, Torino 1856, in Atlas de la troisieme Partie- Geologie del Voyage en Sardaigne, Torino 1857. Carte géologique de l’Ile de Sardigne par le Géneral Albert De La Marmora pour servir à l’intelligence de son Itinéraire, Torino 1856, in Atlas de la troisieme Partie- Geologie del Voyage en Sardaigne, Torino 1857. Dintorni di Alghero, in A. Della Marmora, Itinerario dell’isola di Sardegna, Torino 1860 (rist. Nuoro 1997).